Storie di MotoGP. Jarno Zaffelli: "In Argentina vedremo pochi sorpassi"

Storie di MotoGP. Jarno Zaffelli: "In Argentina vedremo pochi sorpassi"
Marco Berti Quattrini
L’Ingegnere Italiano è il padre del tracciato argentino e ci svela le curve più critiche e perché, secondo le sue analisi, quest'anno vedremo meno sorpassi
31 marzo 2016

Con Jarno Zaffelli torniamo a parlare del circuito di Rio Hondo. L’Ingegnere italiano è il padre del tracciato argentino - ne avevamo parlato con lui ancora prima che il circuito rinascesse nella configurazione attuale - di cui ci racconta le curve più critiche e perché, secondo le sue analisi, quest'anno vedremo meno sorpassi.


Quali sono le differenze che vedremo quest’anno alla luce del passaggio da Bridgestone a Michelin?

«Michelin ha dimostrato di avere un posteriore con tantissimo grip, che era il tallone d’Achille delle Bridgestone che funzionavano meglio sull’anteriore. Termas de Rio Hondo l’anno scorso ha mandato in crisi il posteriore di Marquez che ha dovuto scegliere la gomma morbida perché andava più forte. Poi però a un certo punto la prestazione è calata e Valentino è risalito con la dura... L’asfalto è molto abrasivo perché è stato fatto tre anni fa ma è stato usato poco. Michelin dovrà lavorare per far funzionare bene l’anteriore perché in due o tre punti, tra cui la penultima curva, il circuito è stato progettato per mettere in crisi l’anteriore. Michelin saranno più prevedibili come durata delle prestazioni di gara e più difficili per quello che riguarda i tentativi di sorpasso riusciti. In termini di tempo, i cronologici caleranno anche in questo GP, anzi soprattutto in questo GP».


Il vostro Software il DroCAS è in grado di prevedere dove le cadute (non incidenti tra piloti) possono accadere più probabilmente. In Argentina quali sono i punti più critici?

«Vado a memoria: la curva 5 e la 13 sono i due punti dove è più probabile cadere. Poi ci sono anche la 1 e un pezzo della 2 oltre all’ingresso della 7. Tutti gli incidenti sono concentrati in questi punti. C’è però un dato importante su Termas de Rio Hondo: l’anno scorso ha fatto il record mondiale del minor numero di cadute in un week end di gare. Considerando che la media di cadute del Motomondiale (MotoGP, Moto2, Moto3) è stato di 54 cadute. Il primo anno ne ha fatte 36 e il secondo 24. Di cui 6 sono state collisioni tra piloti quindi in pratica 18.


Perché così poche cadute?

«Perché l’ho disegnata in modo che ci siano poche cadute! Il concetto è non che bisogna avere cadute zero, ma fare in modo che siano più prevedibili e meno cruente possibile».


Riguardo al GP 2015, cosa pensi dell’incrocio di traiettorie tra Marquez e Rossi?

«La storia ha deciso e io mi trovo in linea con quella storia. Ogni persona di buon senso sa che chi ha le ruote davanti ha diritto di traiettoria e chiunque sa – se va in moto – che la moto ruota attorno al proprio baricentro. Pertanto una qualsiasi moto ha bisogno di allargarsi. L’errore vero è stato prima, quando Marquez alla curva 5 ha dato la carenata a Rossi. Dopo Marquez stava semplicemente esagerando, non ha controllato bene l’adrenalina. Un po’ come poi è successo anche a Sepang a un altro».


Che podio prevedi per domenica?

«Lorenzo, Iannone, Rossi. Perché Iannone è andato fortissimo anche il primo anno (2014) ed è stato uno dei primi, come Marquez, a centrare subito le traiettorie giuste. Valentino ci ha messo più tempo e Lorenzo ancora di più. Quest’anno vedo benissimo Iannone e anche Rossi è messo bene. Le Honda saranno ancora indietro perché, misurando il valore di una moto sul secondo pilota, il loro pacchetto è inferiore a Yamaha e Ducati».