Spunti, considerazioni, domande dopo il GP di Aragon

Spunti, considerazioni, domande dopo il GP di Aragon
Giovanni Zamagni
Cosa ha detto il GP di Aragon? Come ha giustificato Marc Marquez la sua scelta di non rientrare ai box? Perché ha fatto un gesto plateale a Lorenzo per farlo passare? | G. Zamagni, Aragon
28 settembre 2014

Punti chiave

Cosa ha detto il GP di Aragon?
1) Marquez ha commesso un errore di “sopravvalutazione” di se stesso: era convinto di poter controllare la sua Honda con le “slick” nonostante l’asfalto evidentemente bagnato;

2) La sfida in “casa” tra i due piloti Honda, ha inciso pesantemente sul risultato finale: Pedrosa ha ammesso che: «controllavo quello che faceva Marquez, non sono rientrato ai box anche per questo motivo», mentre Marquez non è rientrato ai box alla fine del 20esimo giro, perché non sapeva che Pedrosa fosse caduto all’inizio del medesimo passaggio;

3) La più grande differenza tra Honda e Yamaha è che al box HRC riescono ad avere una messa punto di base efficace in qualsiasi pista e in ogni condizione, mentre in quello di Iwata impiegano generalmente parecchio tempo per arrivare a una configurazione vincente, o comunque competitiva. Con qualche eccezione, tipo Misano.

Come ha giustificato Marc Marquez la sua scelta di non rientrare ai box?
Risponde Marquez: «E’ stata tutta colpa mia, una mia decisione. Dai box vedono solo dalla televisione le condizioni dell’asfalto, non possono sapere meglio del pilota qual è la reale situazione. L’asfalto era chiaramente bagnato, ma mancando solo 4 giri, ho creduto di poter conservare il vantaggio (23”665, NDA) che avevo alla fine del 20esimo passaggio: mi sono concentrato sul distacco, non sui rischi nel guidare in quelle condizioni. Adesso posso dire che era impossibile pilotare con le slick: se non fossi caduto in quel punto, sarei scivolato alla curva successiva! Ma è tutta esperienza: è la prima volta che mi trovo in una situazione simile».

Perché alla fine del 15esimo giro Marquez ha fatto un gesto plateale a Lorenzo per farlo passare?
Risponde Marquez: «Aveva iniziato a piovere più forte e in quella situazione chi è davanti rischia di cadere, perché non conosce bene il limite. Allora gli ho detto: prego, vai...».

Se non fosse caduto al 19esimo giro, mentre era quarto ormai vicino a Lorenzo, Andrea Dovizioso avrebbe potuto vincere?
Sì: non a caso, Andrea era piuttosto demoralizzato nel dopo gara. «Avevo la possibilità di giocarmi la vittoria, perché ha vinto Lorenzo e io ero proprio alle sue spalle. Sull’asciutto eravamo nella posizione che ci aspettavamo e quando ha iniziato a piovere più forte, davanti hanno logicamente rallentato, mentre io, prendendo qualche rischio, mi sono avvicinato. Purtroppo, era molto difficile capire dove c’era più o meno acqua: all’uscita della nove, in discesa, ce n’era di più e ho perso il controllo del posteriore. Dà fastidio perché un piccolissimo errore si è trasformato in un grandissimo errore, vista la situazione… Certo, con il senno di poi, sarebbe stato meglio rientrare un giro prima, ma anche il 19esimo sarebbe andato bene: purtroppo sono caduto prima di poter effettuare il cambio».

A che giro hanno effettuato il cambio moto i primi sette piloti al traguardo?
Lorenzo: 19°; Aleix Espargaro 17°; Crutchlow 18°; Bradl 18°; Smith 18°; Pol Espargaro 19°; Bautista 18°.

La Ducati è al terzo podio stagionale: “incappa” quindi nelle prime limitazioni regolamentari?
No, perché il podio di Assen è stato ottenuto in una “wet race”, gara bagnata, quindi non conta. Non è chiaro, però, come venga considerato questo podio (dal regolamento non si capisce): sulla classifica ufficiale, l’unica che conta per gli archivi, c’è scritto “dry race”, quindi il terzo posto di Cal Crutchlow diventerebbe il secondo ottenuto sull’asciutto: al prossimo, le Ducati perderebbero 1,5 litri di benzina, passando dagli attuali 24 a 22,5 litri.

Sia Andrea Iannone sia Valentino Rossi sono caduti anche per aver messo le ruote sull’erba sintetica: è giusto porla all’esterno delle curve?
Risponde Dovizioso: «E’ un argomento di cui si parla sempre in Safety Commission, ma, purtroppo, non è di facile soluzione. L’ideale sarebbe mettere la terra, ma non si può fare perché i tracciati devono essere omologati anche per le auto, che non vogliono assolutamente la terra. Di conseguenza, si cercano delle alternative. Per la sicurezza, l’asfalto sarebbe forse la soluzione migliore, ma è anche vero che se c’è l’asfalto, un pilota tende andare sempre più forte, giro dopo giro e gli spazi di fuga diventano insufficienti. E’ vero, però, che in alcuni punti l’erba sintetica non ha proprio senso e diventa pericolosa, come per esempio a Sepang dove era caduto nel 2013 Stefan Bradl (alla prima curva, NDA)».