Rossi: "Sogno la prima fila"

Rossi: "Sogno la prima fila"
Giovanni Zamagni
Si è girato solo al mattino e Valentino è ottimista: “Siamo partiti bene, ma c’è ancora tanto da fare. Guidare al Mugello è sempre fantastico: non smetterei mai. L’obiettivo in qualifica è un posto nei primi cinque” | G. Zamagni, Mugello
30 maggio 2014

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SCARPERIA – E’ dispiaciuto Valentino Rossi. «E’ un vero peccato aver saltato il turno del pomeriggio: il Mugello è così bello e divertente, che bisognerebbe avere 3-4 ore a disposizione per poter girare…». In questa semplice frase c’è tutto Valentino e la sua immensa passione per le moto.


«Tutto sommato, è stata una giornata positiva, le prime libere sono andate bene, siamo partiti nel modo giusto, ho un buon feeling con la M1 anche qui, sono stato abbastanza veloce. Le FP2 sarebbero servite soprattutto per individuare la strada migliore, perché abbiamo due moto sistemate in maniera leggermente differente e dobbiamo scegliere quella giusta per la gara. Sono dietro a Marquez, con un distacco potenzialmente inferiore rispetto ai 0”382 della classifica: credo che il mio e il suo ultimo giro (1’48”400 per Marc, 1’48”518 per Valentino, NDA) sia più veritiero sulla differenza, perché Marc ha fatto il suo giro migliore (1’48”004, NDA) sfruttando la scia di Iannone in rettilineo. In ogni caso, sono stato costante, sembra che siamo competitivi».


Secondo te, che handicap bisognerebbe dare a Marquez per rallentarlo?
«Boh, magari sarebbe una buona idea che lui e Bautista si scambiassero la moto, tanto per rimanere in Casa Honda. La verità è che lui è il più veloce e in questo momento e la RC213V è leggermente superiore: questo gli ha permesso di conquistare 5 pole e 5 vittorie: lui ha un buon supporto da media e tifosi, perché ha un approccio positivo. I miei rivali, quando io vincevo tutto, dicevano che ci riuscivo solo perché avevo la Honda, ed è stata una delle ragioni perché sono andato alla Yamaha, ma per me è chiaro ed evidente che lui adesso guida meglio di tutti gli altri».


Marquez dice che pilota, moto e squadra contano ciascuno al 33%: sei d’accordo?
«Sostanzialmente sì. Il pilota alla fine è molto importante e può fare la differenza, ma nella MotoGP di oggi la squadra è fondamentale per la messa a punto e la moto conta tanto: 33% a ciascun elemento mi sembra una buona suddivisione».


E’ vero che quest’anno hai cambiato il tuo stile di guida, studiando quello di Marquez?
«Ho lavorato tanto sotto questo aspetto durante l’inverno per modificare il mio stile, ma non solo apprendendo da Marc, ma studiando anche Jorge (Lorenzo, NDA) perché la Yamaha va pilotata in maniera diversa rispetto alla Honda: diciamo che ho cercato di imparare sia da Marquez sia da Lorenzo».


Cosa ti aspetti per domani?
«Sarebbe bello partire dalla prima fila: credo di averne il potenziale. Ma per riuscirci, bisogna migliorare la moto e trovarsi nei 15 minuti della qualifica al posto giusto nel momento giusto. Diciamo che l’obiettivo è conquistare un posto nei primi cinque».


Oggi Marco Simoncelli è entrato nella “Hall of Fame” del motociclismo e qui indossi una tuta con una scritta per il Sic…
«E’ bello che nessuno possa più usare il 58 in MotoGP. Oggi hanno fatto vedere un video con un po’ di immagini del Sic: quando le vedi sorridi, perché te lo ricordi e ti viene da ridere, ma allo stesso tempo è un momento triste. Ho sentito un’intervista di Paolo (il papà di Marco, NDA) che diceva che il Sic sarebbe comunque entrato tra le leggende di questo sport: ha ragione! Per quanto riguarda la mia tuta, è un’idea della Dainese: alla fine del GP verrà messa all’asta e il ricavato sarà devoluto alla Fondazione Simoncelli».

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