Ride in USA. Le moto "impossibili" che ti porti nel cuore

Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
Parliamo di quelle moto che ad un certo punto della tua vita desideri da impazzir,e ma per un motivo o per l’altro non riesci a mettere in garage
  • Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
11 novembre 2015
Ci sono cose che nella vita di un motociclista rimangono impresse, e non si cancellano nemmeno dopo decine di anni. Tranquilli, non sto parlando del biscotto spagnolo in MotoGP, se ne è gia detto abbastanza e sinceramente non sono nemmeno qualificato per trattare l’argomento.
 
Sto parlando di moto: quelle moto che ad un certo punto della tua vita desideri da impazzire ma per un motivo o per l’altro non riesci a mettere in garage. Credo che per la maggior parte di noi sia un problema di soldi, ma spesso finiamo di innamorarci anche della “moto sbagliata” quella che non ha assolutamente senso per l’uso che effettivamente ne andrai a fare.

Le mie “moto impossibili” fin da ragazzino sono state l’Aprilia RX 50 Enduro (versione bianca del 1982), poi la Gilera RV125 del 1984 e la KZ del 1985 se la memoria non mi tradisce. Di quelle non ne ho avuta nessuna (ma mi sono consolato con Fantic e Zündapp), ma poi sono arrivati gli “anni buoni” in cui sono riuscito a mettere le mani su altri mezzi per me da sogno: la Gilera Arizona Rally 250 (prima versione bianca e blu, del 1986), la Yamaha TT350 (versione 1987), la Ducati Monster 900, la Yamaha WR400F e la Honda PC800 Pacific Coast, che ho comprato solo qualche anno fa qui negli USA. Tra l’altro, proprio lo scorso weekend ho finito di riparare e riassemblare la carenatura, un’operazione per la quale ho impiegato quasi una settimana.

La PC800 si “spoglia” infatti con un cacciavite a stella e con una chiave a brugola del 5, ma proprio a causa degli intricati incastri che connettono i vari pannelli, se qualche attacco salta o viene sbriciolato da un meccanico incapace (come è successo a me quando per pigrizia ho lasciato che le mettesse le mani addosso qualcun’altro) sono dolori. Perché il puzzle non si ricompone più. Per ricostruire le plastiche ho usato un misto di polvere plastica e resina epossidica, un gel a base di ABS ed acetone che quando si asciuga diventa un pezzo unico con le plastiche originali, ed infine una piastrina di alluminio che ho dovuto sagomare laddove l’attacco originale è andato completamente perduto. Il risultato dei miei sforzi (e diversi inneggi all’Altissimo) è eccellente e ne sono molto orgoglioso!

Ma torniamo alle moto dei miei sogni. L’ultima che mi mancava (beh, ci sarebbe anche la Ducati 916 ma per ora resta completamente al di fuori della mia portata) era la Honda XR. Al momento di comprare la Yamaha TT350 di cui sopra, infatti, la mia alternativa era una XR350. Ricordo che nel 1987 la Yamaha costava 6.100.000 lire, mentre la Honda era praticamente introvabile in Italia se si voleva targarla, e ne avevo trovata una in provincia di Varese a 6.300.000 lire in strada. Alla fine, grazie ad una conoscenza di mio padre, sono riuscito strappare un predone per la TT (quasi un milione in meno rispetto al listino) e la Yamaha è arrivata a destinazione. Ma la XR “mi è sempre rimasta qui”. Uno dei classici del fuoristrada Anni ’80, la XR era il simbolo delle gare nel deserto americane e della Baja 1000 in Messico. A me piaceva soprattutto la versione USA (guarda caso) perché essendo una off road dura e pura usciva di serie con uno stupendo faro piccolissimo integrato nel portanumero e un codino minimale.
 

Settimana prossima sarò in Italia per la EICMA e la nuova arrivata si sta già godendo il calduccio del mio miniappartamento. Ma quando torno, prima di portarla nel deserto, dovrò fare un po’ di manutenzione. Oltre a cambiare le gomme e installare un set nuovo catena-corona-pignone devo cambiare l’olio e relativo filtro, pulire il filtro dell’aria, cambiare la candela e probabilmente pulire bene il carburatore, che non è mai stato toccato. Poi voglio dare anche un’occhiata ai raggi delle ruote e revisionare le sospensioni, ma qui mi affiderò all’amico Ross Maeda di Enzo Racing.

Prima di chiudere voglio riassumere un po’ la trafila burocratica ed i costi. La moto non è targata, ma va comunque registrata a mio nome: costo $25. L’ex proprietario mi ha già dato il libretto firmato (pink slip lo chiamano qui) che devo portare al DMV (equivale alla nostra Motorizzazione). Non serve assicurazione ma serve un adesivo - emesso dallo Stato della California - che certifica la presenza del frangifiamma al silenziatore e mi permette di girare nei parchi dedicati all’off road. Il bollino, che può essere verde o rosso a seconda che la moto sia targata o meno, costa $50 per un anno.