Nico Cereghini: “Silverstone, l’attesa sale”

Nico Cereghini: “Silverstone, l’attesa sale”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Dopo il bel duello di Spielberg, un’altra pista veloce dove giocarsi un campionato del mondo più avvincente che mai. Qui vanno forte in tanti, Rossi, Marquez, Dovizioso e Jorge Lorenzo che ha vinto più di tutti…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
24 agosto 2017

Silverstone, uno dei circuiti più prestigiosi al mondo. Il grande motociclismo c’è tornato sette anni fa, nel 2010 dopo una serie di migliorie profonde, ma la contea di Northamptonshire è una nostra vecchia conoscenza: dal 1977 (vittoria di Pat Hennen) fino all’86 il GP di Gran Bretagna si è disputato lì. Poi il trasferimento nel salotto di Donington Park per quattordici anni, e forse è superfluo ricordare che fino al 1976 si correva all’isola di Man, nel celeberrimo TT, sempre più pericoloso mentre crescevano le prestazioni delle moto e per questa ragione disertato da Agostini e dagli altri big già da anni.

Silverstone è un pezzo di storia, è da quasi settant’anni la pista del GP di Gran Bretagna automobilistico, anzi proprio a Silverstone si svolse la prima gara mondiale della F1, maggio 1950. Ripetutamente modificata, oggi è lunga 5.900 metri, larga 15, con dieci curve a destra e otto a sinistra. E’ una pista velocissima, una delle più veloci del mondiale: anche se il rettilineo misura soltanto 770 metri, Iannone, con la Ducati nel 2015, ha toccato la bella velocità di 332,4 orari. Le curve dai nomi leggendari - Copse, Stowe, Brooklands - sono state rallentate nel tempo, non sono esattamente quelle degli anni ruggenti, ma la storia è lì, su quell’altopiano spazzato dai venti dove si passa rapidamente dal sole alla pioggia.

Cosa possiamo attenderci, per la dodicesima prova 2017? Tutto, in una stagione così combattuta, ballerina e condizionata da pneumatici e temperature. Honda, Ducati, Yamaha sono molto vicine e ci si gioca tutto sulle scelte di setting. Se ci affidiamo alle statistiche, Jorge Lorenzo qui ha vinto tre delle sette edizioni disputate: nel 2010, nel 2012, e ancora nel 2013 in volata su Marquez, una grande gara. Valentino Rossi ha vinto due anni fa, Vinales ha dominato l’anno scorso riportando la Suzuki alla vittoria che le mancava da nove anni. Questa è una pista che piace a tutti i piloti e che si presta alle battaglie furibonde. Ricorderete come andò dodici mesi fa.

Condizioni meteo difficili, scelta ardua per le gomme, incidente al via tra Pol Espargaro e Baz, bandiera rossa, secondo via. Dietro a Vinales, subito in fuga, tutti in difficoltà con il grip ma vicini nel ritmo, e gara fantastica per Crutchlow, Iannone, Marquez e Rossi raccolti in pochi decimi. Soprattutto il duello tra Rossi e Marquez era stato esaltante, con tanti sorpassi e pure qualche contatto, ma sempre nelle regole; alla fine Marc ha fatto un errore, ha toccato Crutchlow con l’ala ed è finito all’esterno, sull’asfalto, rientrando alle spalle di Pedrosa. Grande e determinato Valentino, sul podio dietro a un eccezionale Crutchlow, quarto Marquez, sesto il Dovi, solo ottavo Lorenzo. Le Ducati stavano andando veramente forte: purtroppo Iannone è caduto nel finale quando era secondo, mentre Dovizioso era vicino ai primi ma è stato penalizzato dall’affaticamento del braccio destro, la rossa del 2016 chiedeva una guida molto muscolare. Fu una bella gara anche in Moto3 con Bagnaia e Manzi strepitosi, mentre Morbidelli fu secondo in Moto2.

E nel 2015 era andata ancora meglio, con tre italiani protagonisti assoluti: Vale, Petrucci per la prima volta sul podio della MotoGP, terzo Dovi. Quella fu la più bella gara della Ducati a Silverstone, con due moto sul podio; gara bagnata, MM caduto al tredicesimo giro quando lottava con Rossi, Danilo Petrucci in grande rimonta e molto vicino alla vittoria, arginato in extremis da Rossi; Dovizioso era partito dalla quarta fila per i problemi alla frizione in prova, altrimenti se la sarebbe giocata.

Personalmente ho ricordi bellissimi, su Silverstone: l’81 con Lucchinelli che rischiò di perderci il mondiale 500, l’82 con Uncini alla quinta vittoria (su Spencer!) che gli valse il titolo, l’83 con la volata di Roberts su Spencer. Quello fu il campionato più combattuto che io ricordi, sei volte i due americani fecero primo/secondo in volata e alla fine prevalse il pilota Honda per due soli punti. Nell’ultima e decisiva gara di Imola Kenny provò in tutti i modi a rallentare Freddie, aspettando Lawson che era partito male e doveva fare secondo. Niente da fare, la vittoria a Roberts non bastò. Ma soprattutto ho un ricordo indelebile dell’edizione 1979, quando la Honda scrisse la pagina più nera della sua storia.

Era il 12 agosto, Roberts vinse la 500 in volata su Sheene, Nieto dominò la 125 e Graziano Rossi fu a lungo in testa nella 250 con la Morbidelli prima di cadere. Ma le attese erano tutte per la Honda 500, io stesso ero andato lassù apposta, per assistere all’esordio della favolosa NR a pistoni ovali. Dovete sapere che l’orgogliosa Honda (che non aveva mai vinto il titolo della mezzo litro pur dominando gli anni Sessanta) non voleva rassegnarsi a correre con un motore a due tempi, e da anni stava lavorando su un progetto rivoluzionario. Era trapelato che si trattava di un otto cilindri con le camere di combustione accoppiate, in modo da funzionare come un quattro, che poi era il massimo frazionamento ammesso. Ispirato al V8 Moto Guzzi degli anni Cinquanta, questo motore aveva pistoni ovali, otto valvole per cilindro e raggiungeva i 23.000 giri; la moto aveva poi telaio monoscocca in lamierino d’alluminio, ruote da 16, radiatori laterali.

Nessuno si aspettava un fiasco del genere. Katayama e Grant, i due piloti ufficiali, furono trentottesimo e quarantacinquesimo in qualifica: con quaranta partenti Grant sarebbe rimasto fuori, e però cinque piloti privati a sorpresa decisero di rinunciare. Al via, il giapponese spinse a lungo la sua NR, partì ultimo e si ritirò al terzo giro; all’inglese la partenza riuscì, ma cadde dopo trecento metri e la moto andò a fuoco. Quella costosissima NR avrebbe corso tre stagioni a singhiozzo rivelandosi la più lenta delle 500, e la più fragile. La Honda si sarebbe presentata nell’82 con la tre cilindri a due tempi, vincendo il suo primo mondiale l’anno dopo.


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