Nico Cereghini: “Phillip Island marchio di qualità”

Nico Cereghini: “Phillip Island marchio di qualità”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Sempre belle gare, sulla pista australiana del prossimo GP: il tracciato è il più tecnico e spettacolare del mondo. Il Dovi deve recuperare punti su Marquez, e tanti altri hanno fretta di far risultato…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
19 ottobre 2017

Vissuta da qui, da casa, l’attesa è eccitante. L’idea di rivedere subito la sfida tra il Dovi e Marquez, già domenica prossima nelle prime ore del mattino, scalda il cuore di ogni appassionato. Anche perché la pista di Phillip Island è una delle più complete e più tecniche del mondiale, le riprese televisive con l’oceano sullo sfondo sono splendide, e storicamente si sono disputate laggiù alcune delle più belle gare della massima cilindrata. Rossi, Biaggi e Capirossi -molti se lo ricorderanno- qui se le sono date di santa ragione e a più riprese dopo l’anno 2000. Sarà una “gara-chiave”, e c’è da domandarsi come in queste ore vivranno l’attesa i due protagonisti, Marc e Andrea. Ci vuole una bella serenità, immaginiamo, per non farsi prendere dall’ansia quando in palio c’è una posta così alta, c’è un titolo mondiale. E magari per Marquez è un po’ più facile, perché lui ha già vinto tre titoli della MotoGP negli ultimi quattro anni; per Dovizioso forse è più tosto, l’unica iride di Andrea risale alla 125 del 2004 e Ducati cerca il successo pieno dopo dieci anni. Eppure siamo fiduciosi: perché la serenità che il pilota romagnolo sta mostrando in questa stagione è qualcosa di solido, ed è il frutto di un grande lavoro che Andrea ha fatto su se stesso.


Guardate l’ultimo episodio della gara di Motegi. Altro che disperato come ha detto qualcuno, l’affondo dello spagnolo è stato freddo e chirurgico. Nove volte su dieci il pilota sorpassato all’interno nell’ultima curva, sorpreso e irritato, cade nella trappola e tenta di resistere finendo all’esterno e perdendo velocità. Il Dovi non lo ha fatto: ha raddrizzato leggermente la Ducati, ha fatto sfilare la Honda, ha incrociato da dietro uscendo dalla curva con tutta l’accelerazione. E il bello è che la stessa cosa era già successa in Austria, stesso attacco e stessa reazione, a conferma di una lucidità invidiabile.


Staremo a vedere. Sappiamo che la pista è tra le preferite di Marquez, fortissimo dove si gira in senso antiorario, e che invece non premia il Dovi, salito sul podio della MotoGP una sola volta con la Honda nel 2011. La statistica ci dice però che per una ragione o per l’altra Marc sbaglia spesso, a Phillip Island: nel 2013 fu squalificato per un errore del team, l’anno dopo cadde nel finale quando aveva un vantaggio incolmabile, nel 2015 vinse alla grande, l’anno scorso finì ancora a terra senza spiegazioni. Si può pensare che il campione del mondo si senta molto sicuro, sulla pista australiana, forse troppo. E alla fine che, più dei rivali, debba temere soprattutto se stesso.


Sapevate che il circuito permanente di Phillip Island, nello stato di Victoria, già esisteva negli anni Cinquanta? Ci correvano soprattutto le auto, ma alla fine degli anni Settanta fu trascurato e cadde in rovina prima di essere completamente rifatto nell’85. Il nostro mondiale ci viene stabilmente dal 1997, ma le due tempi approdarono una prima volta nel biennio 89-90, con la secca doppietta in 500 dell’idolo locale Wayne Gardner con la Honda. E ancora più idolo è stato naturalmente Casey Stoner che qui ha trionfato ininterrottamente sei volte in MotoGP, dal 2007 -l’anno del titolo con la Ducati- fino a quando ha corso nel 2012. Valentino vanta una serie simile con cinque vittorie consecutive tra il 2001 e il 2005 e il sesto successo, isolato, tre anni fa. Jorge Lorenzo invece ha vinto una sola volta, nel 2013, però è un abbonato al podio e ha sempre fatto delle belle gare anche con la 250 (due vittorie) e la 125.


Quattromiladuecento metri, sette curve a sinistra e cinque a destra, tredici metri di larghezza e novecento metri di rettilineo. La Ducati ha buone chances a Phillip Island. Basta ricordare la corsa di due anni fa, con Iannone sul podio dopo una furibonda battaglia a quattro: Marquez, Lorenzo, Rossi e Andrea a passarsi e ripassarsi fino all’ultimo giro (la famosa gara che, analizzata a freddo, fece sbottare Valentino nella conferenza stampa di Sepang). Il vantaggio in velocità sul rettilineo in discesa si era fatto valere, ma anche la guidabilità era già allora molto buona. Il fatto è che ci sono due “però”: questa pista è una delle meno severe per i freni, dunque la Ducati 2017 non potrà sfruttare il maggiore equilibrio in staccata rispetto alla Honda; e poi spesso fa un gran freddo, perché i 38° di latitudine possono diventare penalizzanti in questa stagione dell’anno. Alla fine i pneumatici avranno anche qui un ruolo determinante.


Senza contare che non ci saranno soltanto Marquez e Dovizioso, in pista domenica. Possiamo immaginare che anche le due Yamaha ufficiali saranno della partita, che anche Pedrosa sarà al vertice, che le Suzuki si faranno valere su una pista amica. E che Lorenzo, in crescita costante anche se a Motegi è andata storta, vorrà cercare l’affermazione che ancora gli manca. Perché andare sotto al podio ad applaudire Andrea è una bella cosa, ma Jorge vorrà con tutte le sue forze ribaltare i ruoli. E per i giochi di squadra -ammesso che si possano fare- è ancora presto.

 

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