Nico Cereghini: “Lorenzo sì, Lorenzo no”

Nico Cereghini: “Lorenzo sì, Lorenzo no”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Come considerare il suo primo test sulla Ducati? E’ una valutazione difficile se si ragiona senza preconcetti, e la discussione tra i lettori è apertissima
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
22 novembre 2016

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Ciao a tutti! Dopo i test di Valencia la discussione è sempre più vivace: quanto vale la coppia Lorenzo-Ducati? Per chi ha già le sue convinzioni bell’e fatte, naturalmente problemi non ce ne sono: Jorge è un fuoriclasse e la Ducati è vincente, dunque il titolo è vicino; o, al contrario, Lorenzo ha guidato solo Yamaha e la Rossa resta troppo difficile, titolo addio. Ma per chi cerca di interpretare con lucidità i tempi e i fatti delle due intense giornate valenciane, la cosa è molto complicata. Anche noi, da Bernardelle a Zamagni e al sottoscritto, dobbiamo ammettere che non sappiamo cosa pensare.
 

Sarebbe stato bello e chiarificatore se Lorenzo avesse stampato un tempone da far impallidire Jarvis e Suppo. E qualcuno se lo aspettava pure, perché la moto va fortissimo e, pur con qualche limite nella guida, ha dimostrato spesso di essere molto efficace con entrambi i suoi piloti, di essere versatile e nemmeno parente di quel bombardone che soltanto superStoner riusciva a sfruttare. L’equazione sembrava elementare: Lorenzo ha appena dominato Valencia con la Yamaha, monta sulla Desmogigi e mette tutti in riga. Ed era una cosa forse poco probabile, ma che nessuno si sentiva di escludere.


Invece è andata diversamente. L’unico Super, detto tra parentesi, è stato Maverick Viñales; ma per lui il compito era piuttosto facile: girare fino a stancarsi, sulla Yamaha 2016 dominatrice del fine settimana. Lorenzo no: “alzami un po’ la sella, allungami il serbatoio, allarga un po’ i manubri” sulla 2016; poi monta sulla 2017 e ricomincia da capo. Sentirsi bene in sella era il primo obiettivo, poi il lavoro vero, con la necessità di capire se la nuova moto era superiore alla precedente, cosa andava meglio e cosa no. Una diagnosi molto complicata per uno che montava per la prima volta sulla Rossa e provava a confrontarsi con i più esperti Stoner e Dovizioso; con l’ansia di non sbagliare le valutazioni, di prenderci davvero, perché Jorge fino alla fine di gennaio non salirà più sulla Ducati, e allora sarà troppo tardi per cambiare strada.


Sono abbastanza certo che Dall’Igna già lo immaginava, questo esordio complicato di Lorenzo. Gigi pare una sfinge egizia dentro il box, la barbetta è quella e anche l’immobilità, però il suo cervello gira come una Formula 1. E credo anche che da qui a due mesi, quando arriveremo in Malesia alla fine di gennaio, la musica sarà diversa. Nel frattempo la discussione resta aperta: Lorenzo sì, Lorenzo no, Lorenzo forse. Con l’unica certezza che la prossima stagione, con la Ducati più forte, la Honda neo-motorizzata a meraviglia, la Yamaha ringiovanita col talento, la Suzuki con Iannone-cannone e l’Aprilia in crescita, sarà una grandissima stagione.

nico cereghini - test lorenzo