Nico Cereghini: “Il segreto di Marc Marquez”

Nico Cereghini: “Il segreto di Marc Marquez”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Ecco come fa a guidare la sua Honda. Nel giro pazzo della pole, sabato ad Austin, ha avuto bisogno di spingere davvero forte e si è scoperto. Imitarlo però non sarà così facile…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
14 aprile 2015

Punti chiave

Ciao a tutti! L’impresa di Marquez nella qualifica di Austin, quando da pilota fortissimo si è trasformato in Superman e ha conquistato una pole già perduta, ha lanciato la questione: qual è il suo segreto? Loris Capirossi, interpellato a caldo, ha spiegato che il campione del mondo è “l’unico qui a sfruttare tutta la pista, che è particolarmente larga, fino all’ultimo centimetro”, ma io credo che si possa dire qualcosa in più. Marc sfrutta la pista, certo, e lì ha preso le misure meglio di tutti; ma sfrutta soprattutto il tempo: lui non butta via niente, la sua straordinaria velocità di esecuzione è la sua forza.
 

Tecnicamente si può dire che nella guida della moto ci sono delle fasi intermedie - come gli inserimenti in curva e i cambi di inclinazione, o come lo spostamento del corpo sulla sella per trasferire il peso - che rappresentano molto spesso una perdita secca in termini di tempo sul giro. Sono tutte fasi indispensabili per portare una moto al limite, ma sono anche le fasi meno utili sul cronometro perché si deve parzializzare il gas in misura più o meno sensibile. Ebbene è proprio lì che agisce Marc Marquez con la sua rapidità da uomo-gatto: riducendo in misura sostanziosa i tempi di manovra, sembra proprio che lui valorizzi ogni millesimo di secondo.
 

Avete notato come Marquez butta la moto dentro la curva, dall’assetto verticale ai 60 gradi di piega in pochissimi metri?


Si è visto bene in quel giro pazzo della pole. Avete notato come Marquez butta la moto dentro la curva, dall’assetto verticale (spesso con la ruota posteriore sollevata da terra) ai 60 gradi di piega in pochissimi metri? Noi motociclisti della strada sappiamo bene che la manovra deve essere dolce e graduale per non mettere in crisi le sospensioni nel trasferimento di carico e così mantenere la linea migliore. In pista è un’altra cosa e un’altra cosa sono anche quelle moto, però Marc resta unico per una semplice ragione: perché facendo come lui è praticamente impossibile seguire davvero la linea ideale.


Quando Marc ha bisogno di spingere non guarda più alle geometria delle traiettorie e se ne frega anche della fisica. In una curva non riesce a toccare il corretto punto di corda, nella successiva monta sul cordolo con entrambe le ruote, la moto salta da tutte le parti e lui nemmeno parzializza il gas. Sarebbe bello vederlo su una moto diversa, magari meno corta della sua Honda e meno evoluta nei controlli elettronici. Tanto per capire un po’ di più dove finisce la tecnica e comincia l’arte.

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