MotoGP. Stoner: “Collaudatore, non pilota”

MotoGP. Stoner: “Collaudatore, non pilota”
Giovanni Zamagni
Rilassato, sereno, sorridente, perfettamente calato nel nuovo ruolo: “Non mi interessa montare una gomma morbida per fare il tempone, ma girare e raccogliere dati”. Sarà in pista anche domani, sempre con la GP15”. "Al momento non è in programma di provare la Desmosedici”
2 febbraio 2016

SEPANG – Il nono tempo assoluto potrebbe far storcere il naso a qualche appassionato. “Ma come, il più grande talento dell’era moderna, come viene definito, ha preso paga da Petrucci, Barbera e Iannone?”. Niente di più sbagliato. Casey Stoner, assieme a Dovizioso, è stato l’unico – tra i piloti Ducati – ad over ottenuto il miglior tempo con le gomme più dure. Ecco quindi che il suo 2’01”103 diventa molto significativo, anche a confronto con quello dei piloti delle altre Case. Insomma, il solito Stoner. Anzi no, piuttosto diverso fuori dalla pista: rilassato, disponibile, sereno, finalmente in pace con se stesso prima e poi con tutti gli altri. E perfettamente calato nel ruolo di collaudatore: 45 giri in totale, al massimo quattro consecutivi, tante prove differenti, nessuna intenzione di tirare per fare il “tempone”. Un perfetto collaudatore, tanto che, a differenza di quanto previsto, Casey tornerà in pista anche domani, sempre con la GP15.


«Giro dopo giro, ho iniziato a sentirmi più a mio agio con le Michelin, ho cominciato a capire meglio cosa aspettarmi e le reazioni della moto, trovando alcuni limiti, specie in frenata: è stato bello tornare a girare insieme agli altri piloti, con la pista certamente in condizioni migliori rispetto a sabato. Con le ultime gomme ho fatto dei progressi interessanti: questo è un aspetto positivo per il proseguo del test. Possiamo migliorare un po’ l’uscita dalla curva due e tre, migliorare il passaggio in qualche marcia».

 

Quando avevi lasciato la Ducati, avevi parlato di qualche problema della moto senza entrare nello specifico: senza sapere quali, ma quei limiti sono stati superati?

«Siamo in un’era differente, non si possono fare paragoni: c’è un nuovo telaio, gomme differenti, l’elettronica unica. Insomma, cambia tutto. Qualcosa può sembrare simile, ma in realtà non c’è niente di uguale rispetto al passato su come lavora la moto».

 

Che tipo di lavoro hai fatto oggi?

«Ho provato tante cose, ogni volta che entravo in pista la moto era differente rispetto all’uscita precedente. E’ stato positivo, abbiamo trovato due-tre soluzioni vantaggiose, trovando sempre un riscontro, positivo o negativo, su ogni modifica apportata».

 

Ieri sei stato in pista a vedere gli altri piloti: che impressione ti sei fatto di Honda e Yamaha?

«I piloti Yamaha, per la verità, li ho visti poco, perché non sono mai transitati mentre io ero in pista e quando ho cambiato posto e loro iniziavano a girare, è arrivata la pioggia. Per quanto riguarda la Honda non sembrano particolarmente a loro agio, non so se per il carattere del motore o per l’elettronica, o per entrambi gli aspetti. Ma siamo solo all’inizio, sono sicuro che troveranno una soluzione. In ogni caso, da fuori è sempre difficile dare dei giudizi, puoi solo fare una valutazione superficiale».

 

Hai lasciato la Ducati quando aveva il telaio in carbonio, la ritrovi con il telaio in alluminio: qual è il migliore?

«E’ difficile fare un paragone, tra una moto del 2009 con le Bridgestone e una del 2015 con le Michelin. Posso dire che c’erano delle buone ragioni per utilizzare allora il telaio in carbonio, che ha un potenziale altissimo: a partire dal GP di Catalunya quella moto andava in maniera incredibile e quando sono tornato a pilotare dopo i problemi fisici, potevo vincere tutte le gare, se non avessi fatto un errore. Quella Ducati con telaio in carbonio era veramente impressionante: il potenziale era altissimo, ma era difficile trovare il limite. Il telaio in alluminio è più sincero ed è più semplice dare delle indicazioni».

 

C’è in programma di provare la Desmosedici?

«No, non al momento. Magari in futuro, ma non nell’immediato, voglio concentrarmi sulla GP15».

 

Dopo due giorni, pensi di aver recuperato il feeling di una volta?

«Per la verità, non ci ho mai messo troppo tempo a prendere confidenza con una moto e sono sempre stato capace di andare forte anche nei circuiti che non mi piacciono. Sicuramente oggi ho ritrovato un po’ di automatismi, sono perfino meno stanco rispetto al primo giorno. Non ho mai spinto più di tanto, ho cercato soprattutto di non fare errori, ho cercato di raccogliere dati: fino adesso è stato tutto estremamente positivo. Capisco meglio la moto».

 

Insomma, hai fatto il collaudatore, non il pilota…

«Il mio obiettivo non è mettere una gomma morbida per fare il tempone, cercare il giro a tutti i costi come fai quando sei pilota, non devo dimostrare niente».

 

Cosa pensi della nuova elettronica, c’è grande differenza con quella di prima?

«La verità che siamo ancora a un livello altissimo, bisognerebbe ridurla di più».

Caricamento commenti...