MotoGP: nessuna pietà

MotoGP: nessuna pietà
Il livello dei piloti di oggi è altissimo: raramente, nello sport in generale, non solo nel motociclismo, si vive un periodo storico con così tanti campioni. Autentici fenomeni
18 ottobre 2014

Punti chiave

Succede raramente nello sport di vivere periodi in cui il livello dei talenti in campo è cosi’ alto che il risultato è sempre incerto, che l’asticella delle prestazioni viene alzata costantemente e che per i contendenti l’impegno per migliorarsi diventa asfisiante. Però, questa è la Motogp di oggi.


Sembra assurdo dirlo in un anno in cui un pilota, Marc Marquez, ha nuovamente stracciato molti primati. Ma è probabilmente proprio sua la colpa. Marc ha alzato il livello l’anno scorso e gli altri hanno accettato la sfida. E allora, nessuna pietà! Marquez ha dominato la prima parte di stagione e questo lo ha portato a vincere il suo secondo titolo consecutivo. Ma poi, anche lui, ha dovuto fare i conti con «gli altri». Con il compagno di squadra, qualche volta. Con Valentino Rossi un po’ piu’ spesso. E con Jorge Lorenzo dal Sachsenring in poi.


Jorge inizia la stagione distratto. Dice di non essere ancora in forma fisica ma in realtà è deconcentrato, nervoso. Forse ha subito più del previsto l’arrivo di Marquez. Sta di fatto che gli altri, senza nessuna pietà, lo stracciano. Dieci punti è la sua media nelle prime otto gare della stagione. Roba da quinto o sesto in campionato. C’è solo una soluzione al problema: andare ancora più forte di Marquez. Volare oltre quell’asticella. Nelle successive sette gare sale, sette volte sul podio con due vittore, quattro secondi e un terzo posto. Nessuna pietà per gli altri, compreso il suo compagno: Valentino Rossi.
 

Vale, parte forte, convinto, rigenerato. Dimostra fin da subito chi e’ Valentino Rossi. Non molla su Marquez, ci prova sempre e comunque usando il suo enorme talento, l’astuzia e l’esperienza. Un cocktail che in passato gli sarebbe bastato per stravincere. E oggi basta a giocarsi il secondo posto ma forse serve solo a finire quarto nel mondiale.


In una pista ti giochi la pole come è successo a Dovizioso in Giappone. In quella successiva, a Philip Island, parti decimo! Fai una gara mostruosa, come hanno fatto Marquez, Rossi e Pedrosa in Giappone ma ti devi accontentare dei gradini bassi del podio perché davanti c’è Lorenzo che martella senza nessuna pietà.

 

Ogni gara, ogni prova,ogni qualifica e’ una sfida dalla quale puoi uscire con in testa l’alloro del vincitore o con un cerchio alla testa da quante te ne hanno date


Stai dominando il mondiale, ma se qualche cosa non è perfetto sulla moto finisci quarto (Marquez a Brno). Oppure vuoi provare a stare con Valentino a Misano, ma Vale ha deciso che a casa sua non ce n’è per nessuno e ti stendi!


E via così. Ogni gara, ogni prova,ogni qualifica è una sfida dalla quale puoi uscire con in testa l’alloro del vincitore o con un cerchio alla testa da quante te ne hanno date.


E’ un livello mai visto. I primi cinque piloti del Mondiale : Marquez, Rossi, Pedrosa, Lorenzo e Dovizioso viaggiano ad un livello stratosferico per velocità, costanza di rendimento, capacità di reazione alle difficoltà e strategia in gara. Sono dei fenomeni!


Ma se la regola vale per tutti, anche loro devono stare attenti perché quelli che seguono o che stanno arrivando non avranno nessuna pietà.


Augusto Baruffaldi