MotoGP. FP3, sensazioni da bordo pista

MotoGP. FP3, sensazioni da bordo pista
Giovanni Zamagni
Il turno del sabato mattina è decisivo per la conquista di uno dei 10 posti per accedere direttamente alle Q2. Dal vivo si apprezzano differenze e sfumature: l’aggressività di Marquez, la pulizia di Lorenzo, l’agilità della Ducati. Solo sensazioni, ma importanti per capire cosa sanno fare questi piloti
2 maggio 2015

JEREZ – Sabato mattina, terzo turno di prove libere: per me è il momento più elettrizzante del fine settimana, perché ho la possibilità – e la fortuna – di poter andare a bordo pista a vedere moto e piloti “live”, dal “vivo”. Un’emozione che si rinnova continuamente, che non è mai uguale a quella precedente, che permette di capire meglio cosa sono capace di fare questi fenomeni, perché lo sono tutti i piloti, da Jorge Lorenzo (primo al termine delle FP3) a Marco Melandri (25esimo). Ecco un breve resoconto di quanto ho visto a Jerez.

CURVA 1

La curva 1 è leggermente in salita, si arriva in sesta e si scala fino alla prima o alla seconda: delle 13 curve del tracciato è quella dove si notano meno differenze, la linea è pressoché obbligata, non si apprezzano grandi particolarità, perlomeno all’inizio del turno, quando i piloti non vanno ancora al 100%.

CURVA 2-3

Breve rettilineo, poi si piega nuovamente a destra e si fa un veloce cambio di direzione a sinistra. Qui Jorge Lorenzo è nettamente il più “pulito”, ogni giro è fotocopia del precedente: bello da vedere. Ecco Maverick Vinales con la Suzuki: molto aggressivo, molto più del compagno di squadra Aleix Espargaro. Andrea Iannone sembra arrivare lungo, invece riesce a chiudere bene la traiettoria e a prendere la corda velocemente: che differenza tra la GP15 e la GP14. Quello visivamente più impressionante è Marc Marquez: alla due entra tutto di traverso, la sensazione è che tenga a lungo i freni in mano. Sembra non poter fare la curva, ma con violenza butta giù la moto e, a differenza di tutti gli altri, sta ad almeno due metri dal cordolo interno e il cambio di direzione sembra richiedere grande forza. Tra una curva e l’altra, infila due marce, mentre la Yamaha una sola, per appoggiare quella successiva nella piega a sinistra: Rossi e Lorenzo stanno molto più stretti. Esattamente come fa Andrea Dovizioso con la Ducati: pure lui cambia una sola marcia prima della piega a sinistra.

CURVA 5

La curva 5 è un'impressionante piega a destra velocissima (terza marcia), dove i piloti fanno particolarmente impressione: vanno fortissimo. Entrano stretti, poi allargano per poi chiudere la traiettoria sul cordolo esterno, che molti piloti usano tranquillamente come pista, senza togliere minimamente il gas, nonostante il cordolo sia seghettato e abbastanza alto. Un po’ a sorpresa, perlomeno nel periodo in cui io sono stato in quel tratto, il meno aggressivo sembra essere Marquez, che “pizzica” solamente il cordolo, mentre Lorenzo (soprattutto), Rossi e Dovizioso ci mettono tranquillamente sopra le ruote. Anche Iannone è più piloti di altri, mentre Scott Redding, qui come in tutto il resto della pista, è quello che butta il corpo più fuori possibile dalla carenatura, spigolando molto in uscita.

CURVA 6

I 45 minuti stanno per finire, ho solo il tempo per vedere un paio di passaggi alla “Dry Sack”, alla staccata più violenta del tracciato dopo il rettilineo. I piloti stanno tantissimi metri con i freni in mano e quasi per tutti – tranne che per i piloti Yamaha – l’ingresso sembra problematico, con la moto che sbandiera a destra e sinistra. Anche qui Marquez fa impressione per aggressività e decisione nell’inserire la sua Honda: è l’unico che arriva alla corda con il posteriore di traverso. Qui la differenza tra Honda e Yamaha è marcata, perché anche Crutchlow è molto più “sporco” di Rossi e Lorenzo. Purtroppo non ho visto la Ducati, ma in altri punti mi è parso che sia Dovizioso sia Iannone facessero un po’ di fatica a fermare la GP15. Il turno è finito, torno in sala stampa: le mie sono solo sensazioni, ma che bello vedere questi campioni. Grazie a tutti.