MotoGP, Assen 2016. Rossi: “Una sfida Italia-Spagna”

MotoGP, Assen 2016. Rossi: “Una sfida Italia-Spagna”
Giovanni Zamagni
Valentino commenta il GP d’Olanda partendo dalla sfida agli europei di calcio di lunedì prossimo: “Io e la Nazionale abbiamo più o meno le stesse possibilità di battere gli iberici”. Su Assen: “Non è più quella del 2005, ma è sempre una delle più belle del mondiale”
23 giugno 2016

ASSEN- Sereno e rilassato: Valentino Rossi si presenta in Olanda in grande forma fisica e psicologica. Non potrebbe essere altrimenti: Rossi è reduce da una strepitosa vittoria a Barcellona, sta andando forte dall’inizio del campionato e ha fatto un po’ di giorni di vacanza a Ibiza. Insomma, sono tanti i motivi per essere felici.


«Da quanto il mondiale è arrivato in Europa, sono sempre andato forte, da Jerez fino a Barcellona: purtroppo ho perso punti al Mugello, ma anche lì ero competitivo. Adesso siamo ad Assen, per me uno dei migliori circuiti di tutta la stagione, ma, per la verità, lo è di tanti piloti. Nel 2015 qui vinsi e, soprattutto, fu uno dei migliori week end di tutta la stagione: ero stato veloce in tutti i turni di prove, avevo ottenuto la pole, poi ho battuto Marquez dopo una grande battaglia. Quest’anno, naturalmente, è tutto differente, bisogna capire le gomme, vedere come si comportano, anche se qui, storicamente, le Michelin sono sempre andate bene. Inoltre bisogna fare i conti con il meteo, che qui cambia anche 3-4 volte al giorno: bisogna essere pronti per ogni condizione».


C’è stata una pausa di due settimane, più lunga del solito in questo periodo: positivo o negativo?

«Ci sono i pro e i contro. Per quanto mi riguarda, sono stato contento che dopo Barcellona ci sia stata una settimana in più di pausa: era da marzo che non ci fermavamo mai. Dopo l’Olanda, però, ci sarà ancora una pausa di 15 giorni: secondo me non ci voleva, è difficile tornare subito con la stessa concentrazione mentale che hai quando corri una settimana sì e una no. Sarebbe stato meglio avere Sachsenring e Assen più vicino, ma alla fine non è che cambia tanto».


A caldo, dopo la vittoria di Barcellona, avevi detto che era una delle più belle di sempre; a freddo confermi la stessa opinione?

«Sì, è uno dei successi più belli, per come è venuto: non ho solo vinto, ma ho fatto una gara convincente. Sono riuscito a rimontare da dietro, ho sempre girato bene, negli ultimi giri sono andato molto forte. Ed è stata una delle vittorie più belle, perché è venuta dopo la rottura del Mugello: sarebbe bello continuare anche qui, dove nel 2015 ero sempre stato competitivo. Nelle ultime gare io, Marquez e Lorenzo siamo sempre molto vicini e i dettagli di un week end, una scelta di gomma o di messa a punto possono fare una grande differenza. Speriamo di essere bravi anche in questo».


Qui inizia una lunga sfida tra Italia e Spagna, che si concluderà lunedì con l’europeo di calcio: chi ha più possibilità di vincere, tu o la Nazionale di Conte?

«Più o meno siamo lì: sulla carta la nazionale spagnola è più forte di noi, ma il calcio è imprevedibile, soprattutto nella partita secca. Sarebbe bello batterli, perché ultimamente abbiamo sempre perso. E’ tutto aperto».


A Barcellona hai sfatato il “tabù” della decima vittoria: quanto è importante psicologicamente?

«E’ stata una sensazione speciale: andare in doppia cifra su una pista è davvero particolare. Ed effettivamente c’era un po’ questo “tabù” della “decima”: il decimo mondiale sfumato per un pelo a Valencia, la decima vittoria al Mugello. Psicologicamente è stato importante, ma finisce lì».


Domani tornerai alla Safety Commission?

«Sì, è importante andare, perché tutti insieme decideremo su cosa fare a Barcellona, su quale tracciato correre nella prossima stagione».

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