MotoGP Aragon. Lo strano caso di Andrea Iannone

MotoGP Aragon. Lo strano caso di Andrea Iannone
Giovanni Zamagni
Perché ha deciso di non correre dopo FP1 positive e il nulla osta da parte dei medici? Perché non è ricorso agli antidolorifici? Perché a Misano voleva provare a tutti i costi e qui si è arreso dopo un solo turno? Proviamo a fare chiarezza
23 settembre 2016

ALCANIZ – Cosa è successo ad Andrea Iannone? Come mai ha deciso di non correre, nonostante il via libera da parte dei medici e, soprattutto, FP1 convincenti, chiuse con il sesto tempo a 0”771 dal più veloce (Marquez), con 17 giri effettuati, di cui il migliore dopo ben 16 passaggi?


«Mezz’ora dopo la fine delle FP1, gli si è bloccato il collo, non vedeva più bene a destra: si è anche spaventato» spiega il manager Carlo Pernat, che assicura di non averlo mai visto in condizioni simili. Sul dolore non si discute, con la salute non si scherza: Iannone ha fatto certamente bene a prendere la decisione che ritiene migliore per il suo fisico, per salvaguardare prima di tutto se stesso e poi il finale di stagione. «Meglio perdere un GP, che compromettere gli ultimi quattro» ha detto in una tesi assolutamente condivisibile. Nonostante tutto questo, però, c’è qualcosa che non convince completamente, come se la decisione fosse già stata presa a priori, quasi una ripicca verso la Ducati. Ecco perché.

PER I MEDICI IANNONE E’ OK

In passato, si sono visti piloti correre in condizioni ben peggiori, e, soprattutto, secondo il medico spagnolo del mondiale, il dottor Angel Charte, Iannone potrebbe disputare il GP. Una tesi condivisa anche dal Dottor Michele Zasa della Clinica Mobile: dal punto di vista medico, Andrea è considerato “FIT”, idoneo per correre, come ha anche confermato la visita ufficiale di giovedì. Per farlo, però, avrebbe dovuto ricorrere a infiltrazioni di antidolorifici, non effettuate da Iannone nelle FP1. «So come funziona: con gli antidolorifici perdi lucidità e io voglio essere perfettamente cosciente quando guido una moto a 340 km/h» ha replicato il pilota della Ducati, che però, in passato, non ha avuto alcuna remora a sottoporsi a questo tipo di trattamento. Fermo restando che non si discute il dolore che Iannone prova – questo, sia chiaro, non deve e non può essere messo in dubbio – ci si aspettava che Andrea provasse nelle FP2 con gli antidolorifici, per poi decidere a fine giornata, anche in base alle reazioni del corpo. «Ma non poteva farlo, ha il collo bloccato» ribatte Pernat. Ma se si fosse giocato il mondiale ci avrebbe provato? Solo Iannone sa la risposta e solo lui sa se non c’entra il fatto che nel 2017 non guiderà una Ducati, che in qualche modo gli ha preferito Andrea Dovizioso: anche questo potrebbe avere avuto un peso determinante nella sua decisione.

ALLORA, AVEVA RAGIONE IL MEDICO DI MISANO?

Altro aspetto da valutare: si può quindi dire che aveva ragione il medico di Misano a giudicarlo “UNFIT”, non idoneo a correre, nonostante la volontà differente del pilota? Qualcuno potrà dire: «Andrea ha fatto una gran polemica a Misano e poi non corre ad Aragon per scelta propria…». Secondo me, non è così, qui Iannone ha completamente ragione. A Misano, era stata presa una decisione troppo affrettata e, soprattutto, non si era tenuta in considerazione l’opinione di medici più specializzati (Charte e Zasa), che allora, come oggi, consideravano le condizioni di Iannone idonee per guidare una MotoGP. Proprio per questo motivo, allora, come oggi, Andrea avrebbe avuto il diritto di provarci, per poi, eventualmente, dire che non poteva guidare, esattamente come è successo qui ad Aragon. In altre parole: se i medici avevano considerato che non c’erano pericoli per la salute di Iannone, è stato sbagliato fermarlo. Poi, uno può decidere liberamente di non correre per il troppo dolore: ma questo è un altro discorso.