MotoGP 2017: 5 motivi per cui sarà una grande stagione

MotoGP 2017: 5 motivi per cui sarà una grande stagione
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Tante novità e qualche conferma. Ecco perché la stagione del motomondiale al via sarà una delle migliori di sempre
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
3 gennaio 2017

E’ raro che a gennaio manchi l’aspettativa per una stagione ormai in partenza. Saranno gli ormai due mesi d’astinenza dopo la gara ed i test di Valencia che hanno chiuso il Mondiale precedente, saranno gli inevitabili elementi d’interesse che ogni anno spuntano inevitabilmente, fatto sta che dopo le vacanze di Natale appassionati ed addetti ai lavori iniziano a pensare ai test di Sepang se non già alla gara d’apertura in Qatar.

Quest’anno pensiamo che ci siano ancora più elementi d’interesse, e che di conseguenza il Mondiale 2017 non potrà che essere fra i migliori di sempre. Ecco perché.

Nuovi arrivi e cambi di casacca

Basterebbe Jorge Lorenzo che arriva in Ducati, dando vita ad una delle scommesse (ragionate) più avvincenti degli ultimi anni, a giustificare sguardi incollati ai televisori per tutto il 2017, ma c’è di più. Perché quel Maverick Viñales che sbarca in Yamaha ricorda molto – e anche in meglio, per maturità ed efficacia – proprio il Lorenzo debuttante del 2008, e Andrea Iannone ha tanti, troppi sassolini da togliersi dagli stivaletti perché la sua non sia una stagione davvero brillante.

Maverick Viñales nei test di Valencia
Maverick Viñales nei test di Valencia

Ma il mercato MotoGP quest’anno non è stato solo un gioco dei quattro cantoni, perché ci sono diversi debuttanti che, fossimo in voi, terremmo d’occhio anche solo per poter dire “eh, ve l’avevo detto io…” a fine stagione. C’è il francese Johann Zarco, due volte iridato in Moto2, che a noi sembra più concreto di altri deb degli ultimi tempi e sbarca in Yamaha Tech-3 assieme a Jonas Folger; ma c’è anche Alex Rins che sale sulla Suzuki ufficiale. Secondo noi faranno bene.

Case: arrivi e conferme

Ma non sono solo i piloti a ravvivare il panorama della MotoGP 2017. Certo, il debutto di KTM a Valencia poteva andare meglio, ma a Mattighofen stanno lavorando durissimo, e quando si impegnano sono guai per tutti gli avversari. Detto questo, una MotoGP non si improvvisa nemmeno se sei il maggior costruttore europeo, però l’impressione è che la RC16 abbia un gran bel potenziale, e vogliamo vederla in gara con due piloti più freschi del pur valido Mika Kallio.

La KTM RC16 di Kallio al via del GP di Valencia
La KTM RC16 di Kallio al via del GP di Valencia

E non ci sono solo gli austriaci, sotto la lente d’ingrandimento. Perché il nuovo regolamento ha aperto qualche spiraglio ad altre Case che vogliano rompere l’egemonia di Honda, Yamaha e Ducati di questi ultimi anni. Pensiamo ovviamente a Suzuki e ad Aprilia, due squadre che i numeri ce li hanno e necessitano solo di tanto lavoro di sviluppo. Né ad Hamamatsu né a Noale stanno facendo le cose tanto per farle, ed entrambe hanno un palmarès che la dice lunghissima. Non lotteranno per il titolo 2017, certo, ma noi ci crediamo.

Basta con le alette. E quindi?

Ammettiamolo: pur ritenendole orrende, e pensando che forse potessero essere più pericolose di quanto qualcuno non volesse farci credere, la mossa di eliminare le appendici aerodinamiche, così come è stata fatta, non ci è piaciuta molto. Per i modi, i tempi e gli attori coinvolti: come è successo troppo spesso negli ultimi anni, i poteri forti della GP hanno legato le mani a Ducati e al suo pensiero laterale.

Fateci caso: la Casa bolognese è stata l’unica a cercare di pensare fuori dagli schemi e a cercare soluzioni che rompessero lo status quo tecnico della MotoGP. Lo diceva il buon Kenny Roberts – uno che di corse se ne intendeva davvero – tanti anni fa: correre contro la Honda facendo le stesse cose che fa lei significa nella migliore delle ipotesi arrivare secondi, perché loro le fanno meglio. E allora bisogna pensare diversamente, inventarsi qualcosa di nuovo in un regolamento che a forza di forniture uniche per gomme e centraline, limiti di alesaggio e blocchi allo sviluppo, premia solo chi ottimizza maniacalmente un pacchetto sempre più omologato.

Le alette sulla Desmosedici spariranno dal prossimo anno
Le alette sulla Desmosedici spariranno dal prossimo anno

Bene, dicevamo: l’eliminazione delle winglets potrebbe fare del bene alla MotoGP. Perché costringerà i tecnici bolognesi ad inventarsi qualcos’altro, e siamo sicuri che ce la faranno. E qualunque cosa sarà, sicuramente sarà meno brutto degli alettoncini…

L’elettronica e i team privati

Possiamo girarci attorno finché si vuole e pensare ad infinite altre variabili, ma potete chiederlo a qualunque pilota, ufficiale o privato, e la risposta sarà sempre la stessa: la nuova centralina unica ha avvicinato le Factory alle moto clienti. Le ha avvicinate per velocità pura, perché è diminuita la raffinatezza generale della gestione elettronica, ma anche e soprattutto per rendimento sull’arco della gara, per gli stessi motivi, perché ha sostanzialmente ridotto molto le possibilità dei team ufficiali in un campo dove la proprietà di software e hardware fa una bella differenza in termini di accessibilità e sfruttabilità delle funzionalità elettroniche.

Cal Crutchlow
Cal Crutchlow

Una moto privata non vinceva in MotoGP dal 2006; quest’anno sia Cal Crutchlow che Jack Miller sono riusciti a firmare rispettivamente due e una vittoria, e non crediamo che sia un caso. Certo, il meteo ha rimescolato le carte, ma gare-lotteria con il regolamento flag-to-flag si erano già viste negli anni passati senza che il vincitore esulasse dai soliti noti. Ci dispiace, perché ancora una volta si tarpano le ali agli ingegneri (vedi il discorso delle alette), ma se il risultato è questo siamo più che disposti a concordare sul fatto che l’elettronica abbia già dato abbastanza.

Michelin: consolidiamo il 2016

L’abbiamo tenuta per ultima perché è quella che farà più di tutti per darci un’annata incredibile. Al centro di molte (meritate o meno) critiche nel 2016, la Casa di Clermont-Ferrand ha gestito bene un rientro difficilissimo. Sostituire Bridgestone, che negli ultimi sette anni era arrivata a creare gomme da Playstation, era una di quelle imprese più facili da sbagliare che da azzeccare, ma, pur con qualche passo falso, i ragazzi di Piero Taramasso ce l’hanno fatta.

I tempi sul giro sono rimasti grossomodo stabili quando addirittura non sono migliorati, e scusate se è poco, e i problemi all’avantreno si sono ridimensionati notevolmente. Certo, resta qualche problema di regolarità della fornitura, ma anche qui la situazione sta migliorando rapidamente e il fatto stesso che l’avantreno francese non sia incredibile come quello giapponese ha reintrodotto un elemento di errore per i piloti che rende le gare più incerte e spettacolari.

Siamo sicuri che nel 2017 il numero di cadute scenderà, e che le Michelin saranno ancora più performanti e regolari, ma che, esattamente come nel 2016, faranno da equalizzatori pur premiando chi va più forte degli altri. E torneremo a vedere gare di grande incertezza.