Livio Suppo: "La più bella sfida degli ultimi anni"

Livio Suppo: "La più bella sfida degli ultimi anni"
Giovanni Zamagni
Il Team Principal HRC, analizza il GP del Qatar: “Marquez e Rossi immensi. Tanto equilibrio dovuto al fatto che i team ufficiali non avessero provato prima e alle condizioni della pista. Nuovi regolamenti: obiettivo raggiunto” | G. Zamagni
27 marzo 2014

Punti chiave

Livio Suppo, Team Principal HRC, commenta per moto.it il GP del Qatar.
«E’ stato un GP molto appassionante, iniziato con prove dal risultato inaspettato, anche se poi in gara sono andati forte i “soliti” piloti. I primi giri, comunque, sono stati incredibili e, soprattutto, lo è stata la battaglia Marquez-Rossi, una delle più belle che io ricordi negli ultimi anni. E’ stato quindi un buon inizio di campionato».


Cosa ha fatto la differenza tra Marquez e Rossi?
«Difficile da dire: erano due moto, due gomme posteriori diverse, dura per Marc, più morbida per Valentino, due piloti di scuola differente, l’astro emergente contro il campione affermato. E’ stata una battaglia bella e molto equilibrata, come conferma lo scarto di appena due decimi. Non so cosa abbia fatto la differenza, forse la gomma dura di Marquez, anche se, per la verità, Rossi all’ultimo giro ha praticamente eguagliato il suo miglior tempo in gara (1’55”781 contro l’1’55”621 del 19esimo passaggio, NDA), quindi anche le sue gomme hanno tenuto fino alla fine. Poi, però, c’è sempre uno solo che vince…».

C’è stato più spettacolo per i nuovi regolamenti. Credo che abbia influito di più il fatto che i team satelliti avessero provato qui due settimane prima della gara


Gara spettacolare, perché? Casuale o cosa? I nuovi regolamenti non sembrano aver inciso sulla spettacolarità…
«E’ vero, non c’è stato più spettacolo per i nuovi regolamenti. Credo che abbia influito di più il fatto che i team satelliti avessero provato qui due settimane prima della gara: questo ha livellato un po’ le prestazioni. Inoltre, si è corso in condizioni di relativo freddo e umidità: all’inizio non andavano fortissimo e sono rimasti compatti per un po’ di giri. Ci si aspettava che all’inizio girassero in 1’55” basso, mentre i tempi erano sull’1’56” e quindi in tanti sono riusciti a tenere quel ritmo. E’ stato un GP un po’ anomalo, anche in prova: nonostante la pista lunga, i distacchi sono sempre stati molto contenuti. Rispetto a quanto si era visto in prova è mancato all’appello Aleix Espargaro, forse influenzato dalle due cadute di sabato in qualifica: partendo indietro, con una moto non ai vertici nella velocità massima, ha fatto un po’ di fatica a risalire».


Sempre in tema di regolamenti, qual è il tuo giudizio dopo il primo GP?
«Se la classe “Open” doveva permettere di avere in pista moto più competitive rispetto alle “CRT”, allora l’obiettivo è stato raggiunto. C’è l’anomalia di Espargaro che va veramente fortissimo, ma è stato bravo lui: due delle nostre RCV1000R hanno finito il GP davanti alla Yamaha di Edwards, identica a quella di Espargaro. Quindi, tanto di cappello ad Aleix, sta veramente facendo la differenza. Le Ducati, che non corrono come “Open”, ma è come se lo fossero, hanno dimezzato il distacco rispetto al 2013 e anche questo è positivo per lo spettacolo: insomma, mi sembra sia meglio dello scorso anno».


Una battuta su Dani Pedrosa.
«Lo so che si potrà pensare che ogni volta c’è una scusa per Dani, ma per essere una pista dove lui, per qualche motivo, fa sempre molta fatica, il suo terzo posto è positivo, anche se aiutato da alcune cadute, come quella di Lorenzo all’inizio e di Bautista nel finale. Giudico il bicchiere mezzo pieno: ha migliorato di una posizione rispetto al 2013 e il prossimo GP sarà ad Austin, dove Pedrosa l’anno scorso era andato molto forte, battuto solo da Marquez».