Ducati, una gestione difficile

Ducati, una gestione difficile
Giovanni Zamagni
Stoner, Lorenzo, il futuro dei due Andrea: dall’inizio dell’anno a Borgo Panigale sono sotto pressione, non solo per rendere sempre più competitiva la Desmosedici. Luci e ombre di un periodo intenso. E d’ora in poi sarà ancora più complicato
22 aprile 2016

JEREZ DE LA FRONTERA Andrea Dovizioso o Andrea Iannone? Ufficializzato l’ingaggio di Jorge Lorenzo, in Ducati devono scegliere chi affiancare al campione spagnolo. Una scelta difficile, una gestione complicata: a Borgo Panigale dovranno essere molto bravi nel loro procedere. Ma lo sono stati fino a oggi? Quanto successo in Argentina è solo frutto di un errore di Iannone, oppure dietro c’è dell’altro? Premesso che giudicare è sempre più facile che operare, cerchiamo di capire cosa – e come – è stato fatto in Ducati in questi mesi.

CONTRO DUCATI: LA GESTIONE STONER

L’ingaggio di Casey Stoner come tester e testimone del marchio Ducati è stata una mossa giusta, ma gestita male, con poca chiarezza: questo ha creato inevitabile tensione all’interno del box, ha infastidito i due piloti ufficiali, subito messi in discussione ancora prima che iniziasse la stagione. «L’obiettivo di Ducati è chiaro: vincere. Per riuscirci, ognuno di noi deve fare ogni sforzo possibile, mettersi in discussione» ha sempre ripetuto l’ingegnere Gigi Dall’Igna, convinto che i due Andrea debbano saper sopportare certe pressioni. Non è sbagliato e sono anche pagati molto bene per gestire certe tensioni, ma è chiaro che Stoner ha portato scompiglio dentro al box, soprattutto per quanto fatto nei test in Malesia: Casey avrebbe dovuto provare da solo nei giorni precedenti ai tre di test, poi è stato fatto girare assieme a tutti gli altri, per un confronto diretto che in quel momento non aveva senso. Anche perché i due piloti ufficiali erano impegnati nel primo sgrossamento della Desmosedici, e dovevano quindi fare un certo tipo di lavoro, mentre Stoner ha avuto a disposizione la GP15, una moto fatta e finita, con la quale ha cercato soprattutto i tempi, più che preoccuparsi di fare il collaudatore. Inevitabile, quindi, che Dovizioso e Iannone si siano sentiti troppo presto giudicati e si sono innervositi, fino ad arrivare a una rivalità interna difficilissima da gestire. Anche perché i piloti sapevano perfettamente che Stoner non era stato preso solo come collaudatore, come ha confermato ieri il responsabile del progetto della MotoGP, Paolo Ciabatti. «A Casey abbiamo chiesto apertamente se poteva considerare l’ipotesi, anche se remota, di tornare a correre. Lui ci ha ringraziato per la richiesta, ma ci ha confermato di non aver più intenzione di fare il pilota a tempo pieno. A quel punto siamo andati avanti su altre strade». Ovvero Marquez e Lorenzo, fino all’ingaggio di quest’ultimo.

A FAVORE DUCATI: LA GESTIONE LORENZO

Ancora non si era disputata la prima gara, che già si parlava dell’accordo tra Lorenzo e Ducati, non a livello di pettegolezzo, ma con elementi sempre più concreti. Con tutti i piloti in scadenza di contratto, a Borgo Panigale non potevano far altro che anticipare i tempi: per prendere uno come Lorenzo non puoi stare ad aspettare, devi forzare la situazione, anche sapendo che una trattativa così rimarrà “segreta” per poco tempo. Quando l’indiscrezione ha cominciato a trasformarsi in notizia, i vertici Ducati sono stati corretti nelle loro dichiarazioni («Abbiamo sempre detto che ci interessa un “top rider”»), fino all’ufficializzazione di lunedì scorso: ormai era inutile rinviare l’annuncio di un accordo che tutti conoscevano.

IL DIFFICILE VIENE ADESSO

Ma il difficile arriva adesso: gestire i due Andrea sarà tutt’altro che semplice. «Sono due professionisti, devono sapere amministrare la pressione» dice Paolo Ciabatti, che è anche sicuro che «quanto successo in Argentina non accadrà più». I due piloti sono stati convocati a Borgo Panigale e “istruiti” da Dall’Igna, Ciabatti e Tardozzi, con ordini di scuderia da rispettare: è stato imposto una sorta di regolamento da tenere in caso di eventuali sorpassi tra i due. Ma cosa accadrà quando verrà comunicato a uno dei due Andrea («lo faremo attorno al GP di Catalunya dei primi di giugno» dice Dall’Igna) che l’anno prossimo non sarà più un pilota Ducati? A quel punto, non ci sarà più ordine di scuderia che tenga, ognuno si sentirà libero di fare quello che vuole, pensando prima di tutto a se stesso e non certo al bene della Ducati.