Andrea Iannone: «Con la GP15 non siamo che all’inizio!»

Andrea Iannone: «Con la GP15 non siamo che all’inizio!»
  • di Alfonso Rago
Un inizio di campionato da protagonista, la sicurezza di essere nel team giusto con la moto giusta: Andrea Iannone ci racconta come vive questo momento speciale, in attesa della verifica in pista con il trittico di fuoco a maggio
  • di Alfonso Rago
27 aprile 2015

Applausi, cori d’incitamento, tanti autografi da firmare e domande a cui rispondere: Andrea Iannone, che come ha candidamente confessato non ha mai avuto una grande confidenza con libri e quaderni, è tornato a varcare il cancello di una scuola. Non come alunno, beninteso, ma nel ruolo di testimonial del progetto “TIM Guarda Avanti”, per raccontare a giovani e giovanissimi quanto sia importante porre sempre massima attenzione alla guida.

Proprio da qui partiamo, dalla sicurezza: sentirla raccomandare da un pilota di MotoGP, abituato a schizzare su due ruote a più di trecento all’ora, fa un certo effetto. Quali sono le tue esperienze in tal senso?

«In pista è un conto, su strada aperta un altro. Anzi, è proprio fuori da un circuito che ho vissuto i momenti più pericolosi: all’inizio andavo in moto dimenticando il casco, ed ho tanti punti in testa; ed anche in auto ero tra quelli che non rinunciava ad un selfie mentre guidavo. Operazione pericolosa, ma oggi ho smesso: altrimenti, con quale faccia potrei presentarmi davanti ad un pubblico di ragazzi per parlare di sicurezza?».

 

Sei tornato in Italia dopo la lunga trasferta oltreoceano che ti ha visto grande protagonista: come stai vivendo questo momento?

«Non nascondo che mi sento ancora frastornato, che ancora non ho metabolizzato del tutto quanto fatto nelle prime gare del campionato. Senz’altro ho vissuto momenti speciali e di grandissima emozione, ma siamo ancora all’inizio di una stagione lunga e faticosa, che i risultati finora ottenuti ci spingono ad affrontare consapevoli di poter essere protagonisti».

 

Ti aspettavi un inizio così esaltante?

«Dentro di me sapevo da tempo che con Ducati saremmo stati veloci e costanti. Un primo segnale importante era venuto proprio all’ultima gara del 2014, con quei giri in testa a Valencia, davanti a tutti. E poi ci sono stati i risultati dei test invernali, a segnalare che la moto c’era e c’erano anche i piloti».

 

Ecco, la moto: cos’è cambiato nella GP15, quale sua caratteristica ti piace di più?

«La moto che guido oggi è completamente diversa rispetto alla GP14.2 e sono cambiati così tanti dettagli, piccoli e grandi, che ci vorrebbe una giornata intera per descriverli. Per me conta il risultato: quella che ho tra le mani è una moto soprattutto agile, che non impone una guida fisica e muscolare. Lo sforzo minore per tenerla sempre nella traiettoria migliore si traduce in fluidità, scorrimento, feeling. E così arrivano anche i risultati».

 

Risultati tanto importanti che oggi tu e Dovi rappresentate la coppia meglio assortita. Dopo i podi, manca la ciliegina della prima vittoria: arriverà? E te la senti di azzardare un pronostico?

«Chi mi conosce sa che non mi sbilancio mai e non conviene mai azzardarsi in previsioni su come andrà una gara. Dalle prime prove alle cronometrate del sabato fino alla bandiera a scacchi della domenica può cambiare tutto ed ogni certezza può crollare. Anche l’ultima gara lo ha dimostrato: Marc sembrava avviato a dominare, poi abbiamo visto che si trattava di un’illusione. Sono sicuro che se sapremo continuare a lavorare come fatto finora, non mancheranno occasioni per far felici i tifosi della Ducati. A maggio ci saranno tre gare davvero affascinanti: Jerez de la Frontera, Le Mans e poi il Mugello. Ci teniamo moltissimo a non deludere gli appassionati spagnoli e francesi e regalare al nostro pubblico una prestazione memorabile».